New York: un albergaccio frequentato da travestiti, spacciatori e da...De Niro. Un asmatico ruba soldi del racket. Un piccolo spacciatore scrive orrende canzoni, e il clan dei travestiti impazza ballando e cantando giorno e notte. Violenze e ammazzamenti quotidiani. Walt (De Niro, appunto), poliziotto in pensione, cerca di intervenire durante una delle tante aggressioni, ma viene colto da un ictus. Superato il primo momento di disperazione (sfiora anche il suicidio) comincia a reagire. Lo aiuta Rusty (Seymour Hoffman), un travestito intelligente, graffiante e saggio, e straordinariamente umano. E vessato da un "innamorato" che lo prende a botte. Dagli insulti iniziali i due arrivano a una vera, profonda amicizia. Tanto che Walt salva la vita all'altro che sta per essere ucciso da un piccolo boss del racket. Durante l'ennesima prova di attore di De Niro, che da bravo "actor's studio" adora gli abbruttimenti e soprattutto le menomazioni, ecco la vita del sottobosco che trabocca di significati importanti e non rinuncia a certi provocatori e sanguigni pronunciamenti "liberal" come quando il gruppo dei travestiti insulta gli altri gay repressi e politicizzati (e repubblicani) in nome della libertà di essere trasgressivi e, appunto, travestiti. Shumacher non eccede nel "linguaggio", gli basta raccontare, del resto la sceneggiatura gli aveva tolto quasi tutte le castagne dal fuoco....